L’opera di Conrad è una delle grandi esplorazioni ed avventure della letteratura. Per lo più i testi critici su Conrad sono destinati a lettori che hanno già un’ampia conoscenza dell’opera conradiana. Questo libro non dà per scontata tale conoscenza; dunque di ogni romanzo o racconto ho dato le linee essenziali della trama. La letteratura è stata definita, tra le altre cose, un “itinerario nel meraviglioso”; credo che Conrad sia una delle massime guide che ci possono accompagnare in tale itinerario. Si è detto che la critica è uno strumento per mettere in comunicazione il lettore con l’autore. Nel mio caso, l’intenzione è quella di consegnare ad altri il patrimonio di emozioni che mi ha dato la lettura di Conrad. Spero che venga riconosciuta la liceità di intermediazione di un outsider: I hope to be entitled to it. Talvolta, davanti all’impresa di scrivere questo libro, ho ricordato quanto afferma il narratore di The Shadow Line: “I always suspected that I might be no good”. Ma ho anche ascoltato il Marlow che racconta Lord Jim dire: “Nobody is good enough”. E sono andato avanti, perché “è sempre l’inatteso che accade” (Lord Jim). La letteratura critica e critico-biografica su Conrad è enorme. Ma il mio libro vuole essere un’altra cosa: una immersione nel mondo narrativo di Conrad. Chi legge Conrad sceglie di subire una fascinazione. Sceglie, inoltre, di ascoltare una storia importante: lontano da ciò che è banale e da ciò che è avvilente. Questa scelta, credo che anche i lettori del mio libro la possano vivere. Sotto l’affanno dell’esistenza, ecco per me, ecco per il mio lettore, un libro per immaginare la vita. La lettura è spaesamento verso una realtà inviolata e autosufficiente. La funzione vicaria della letteratura è ben nota; intatta è la magia del suo orizzonte di precaria felicità.
Oggetto di questo libro è l’intera opera narrativa di Conrad, non esclusi alcuni racconti pochissimo noti. Joseph Conrad è una invitation au voyage, e il viaggio dentro Conrad è un’avventura in una regione remota. La meta del viaggio si trova da qualche parte nascosta: è forse un’illusione, forse un miraggio, che ho voluto indicare ad altri lettori. Conrad è scrittore che dà emozioni. Anzitutto per la sua forza visionaria, per la qualità dell’immaginazione, che è davvero inusuale. La chiarezza visionaria di uno scrittore come Conrad è un dono. Ho pensato spesso che egli ha guardato per noi. Ha guardato per noi l’orlo di sole di una nuvola, o il correre velocissimo della luna in un cielo di tempesta, o la linea delle montagne che evapora nella luce del giorno. Egli ha visto anche per noi. Ed ha saputo orientare il nostro sguardo, guidarlo, davanti alla superficie molteplice e non amica della realtà. Conrad l’ha fatto; e in questo libro anch’io – a un altro livello, con altri mezzi – ho cercato di farlo. All’inizio del ventunesimo secolo abbiamo ancora un terribile bisogno di emozioni e di illusioni. Nel momento in cui deponiamo il libro di un grande scrittore, ha scritto un critico maggiore (George Steiner), “non siamo più quelli che eravamo prima di leggerlo”.

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